Novembre 1943, una villa di campagna in cui sono rifugiate una madre e una figlia. L’irruzione di un soldato repubblichino in fuga e l’incontro con Guido, il figlio partigiano appena sceso dalla montagna.Un testo breve, lo spunto giovanile di un poeta costretto all’esilio che riflette sul senso profondo della Resistenza. La poesia, la vicenda, il pensiero di un intellettuale del dopoguerra, voce critica della cultura italiana. La “scrittura a margine” di una drammaturga contemporanea che intreccia la voce di ieri con le parole di oggi. Sono questi gli ingredienti di uno spettacolo che racconta una vicenda passata - l’incontro/scontro fra un soldato repubblichino e una famiglia partigiana - per parlare del presente. Per interrogarsi sul nostro sguardo di contemporanei verso quel passato che rappresenta l’atto di nascita dell’Italia di oggi. Una scena essenziale, un linguaggio duro e asciutto, una tessitura musicale che rifiuta ogni collocazione temporale creano uno spettacolo in cui il tempo è piegato.
Franco Fortini scrive IL SOLDATO nel ’44 mentre è esule in Svizzera. Ha 26 anni e una breve esperienza partigiana nella Repubblica dell’Ossola. Da quel momento, fino alla sua scomparsa, nel 1994, il tema della responsabilità individuale davanti alla storia, alla società, al presente sarà uno dei leitmotiv della sua produzione artistica e della sua riflessione politica.